Una nota da Gallarate

Domande e risposte sulla Riforma costituzionale e sulla Legge elettorale
Domande e risposte sulla Riforma costituzionale e sulla Legge elettorale 29 Luglio 2016 Riforma costituzionale
Si dice che sono molti anni che si discute e non si è mai fatto nulla. Perché opporsi adesso, quando si decide, finalmente, di fare qualcosa di positivo per l’aggiornamento della Costituzione? Non si tratta di fare a tutti i costi, ma di fare bene, aggiornando quando occorre, ma rispettando lo spirito e i valori della Costituzione. Inoltre non è vero che non si sia fatto nulla. Sono stati modificati, in varie occasioni, molti articoli della Costituzione e, in taluni casi, addirittura alcune parti. È vero, invece, che non si è data attuazione a norme fondamentali della Costituzione, ma su nessuna di esse interviene questa riforma. Dunque, contrarietà ad ogni modifica del sistema parlamentare? Niente affatto: si può correggere il “bicameralismo perfetto” in modo molto semplice e rapido: differenziando, almeno in parte, il lavoro delle Camere (ad esempio, riservando la fiducia al Governo solo alla Camera, e il controllo sull’esecutivo e sull’attuazione ed efficacia delle leggi al Senato). E poi creando un sistema che consenta di approvare insieme le leggi più importanti e che affidi le altre ad un solo ramo del Parlamento, con la facoltà di intervento da parte dell’altro ramo. Questa riforma si sarebbe potuta fare in poco tempo, già col Governo Letta, invece di mettere mano a modifiche molto estese e controverse. La riforma abolisce o no il Senato? La riforma non abolisce affatto il Senato ed anzi ne ribadisce la funzione legislativa e quella di revisione costituzionale, ma indebolendolo concretamente con la composizione, fatta di Sindaci e Consiglieri regionali, cioè Senatori a tempo parziale. Perché l’elezione del Senato dovrebbe essere diretta?La riforma Boschi, nell’attribuire ai consigli regionali, e non ai cittadini, il diritto di eleggere il Senato, viola la sovranità popolare, di cui «la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto ( … ) costituisce il principale strumento di manifestazione», come affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014. Affermare poi che il popolo italiano – con la riforma Boschi – eleggerebbe indirettamente il Senato perché i consigli regionali, eletti dal popolo, eleggerebbero a loro volta i senatori, è una vera baggianata. È come dire che il popolo italiano elegge il Presidente della Repubblica perché il Presidente viene eletto da Camera e Senato, che sono eletti dal popolo. Si tratta di una analogia superficiale e, come tale, giuridicamente improponibile. In realtà, la cosa più grave è che non si sa neppure come le elezioni avverrebbero “in conformità della volontà popolare”, visto che su questo punto l’art. 2 rinvia ad una legge ordinaria (che non c’è). Non c’è il lato positivo del risparmio di spesa, visto che la funzione dei Senatori è prestata a titolo gratuito? Se si pensa che occorre ridurre il numero dei parlamentari, si può ridurre proporzionalmente il numero dei Deputati e quello dei Senatori. Se invece si riduce drasticamente solo il numero dei Senatori, squilibrando il sistema, vuol dire che il disegno è un altro: praticamente “azzerare” il Senato e dare tutto il potere ad una sola Camera ed a chi la governa. Questo è grave e pericoloso perché elimina il sistema di pesi e contrappesi giustamente disegnato dalla Costituzione. Quindi, la riforma prevede che i senatori esercitino contemporaneamente anche le funzioni di consigliere regionale o di sindaco, senza considerare che l’importanza e l’onerosità delle funzioni senatoriali (funzione legislativa ordinaria e costituzionale; raccordo tra lo Stato, le Regioni e i comuni, con l ‘Unione Europea; valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni; verifica dell’impatto delle politiche dell’Unione Europea sui territori ecc. ecc.) ne renderebbero aprioristicamente impossibile il puntuale espletamento. I futuri 100 senatori, in quanto Sindaci o Consiglieri regionali, non saranno compensati per le loro funzioni di Senatore, ma avranno soltanto un “rimborso spese” di imprecisabile dimensione (anche se è difficile credere che si faccia un lavoro in più gratuitamente). Godranno dell’insindacabilità giudiziaria per i fatti posti in essere nell’esercizio delle proprie funzioni – il che è condivisibile – e, ancorché Senatori, solo part-time, godrebbero anche dell’immunità “personale” dagli arresti, dalle perquisizioni personali e domiciliari, e dai sequestri della corrispondenza, col rischio – connesso all’abnorme numero dei Consiglieri regionali attualmente indagati o addirittura rinviati a giudizio – di trasformare il Senato in un “refugium peccatorum”. Inoltre, è pacifico che verranno poi fuori le solite “diarie” e resteranno comunque in piedi tutte le costose strutture del Senato. Ci sarà uno snellimento al procedimento legislativo. Non è vero, perché sono previsti molti tipi e molte modalità di esercizio della funzione legislativa (secondo alcuni, sette, secondo altri, assai di più); l’art. 70 della Costituzione si risolveva in una riga e mezzo, quello “nuovo” si protrae per tre pagine ed è indice solo di confusione, conflitti, rallentamento. Ma questo che viene configurato è il Senato delle autonomie?No, perché non rappresenta le Regioni, ma assegna solo determinati poteri a Consiglieri regionali e Sindaci. In Paesi come la Germania, è il Governo dei Lander (Regioni) che elegge il Senato e così nasce una vera rappresentanza.La riforma attribuisce poteri legislativi all’Esecutivo, cioè al Governo? La riforma amplia il potere d’iniziativa legislativa del Governo mediante la previsione di disegni di legge «attuativi del programma di governo», da approvare, da parte della Camera dei deputati, entro 70 giorni dalla deliberazione d’urgenza dell’assemblea. Il che rischia di restringere ulteriormente gli spazi per l’iniziativa legislativa parlamentare – attualmente ridotti al solo 20 per cento – grazie a possibili capziose interpretazioni estensive sia del concetto di “programma di governo”, sia del concetto di “attuazione del programma”. In altre parole, si finirebbe per mettere nelle mani del Governo l’agenda dei lavori della Camera. Quale sarebbe la posizione costituzionale del Premier grazie alla riforma Boschi e all’ltalicum? II nostro ordinamento si orienterebbe di fatto verso un “premierato assoluto”, grazie all’Italicum e alla riforma Boschi: I’Italicum trasformerebbe il voto al partito del leader in un’investitura quasi diretta del Premier e la legge Boschi eliminerebbe il Senato come potenziale contro-potere esterno della Camera senza prevedere efficaci contro-poteri interni. Col duplice rischio, connesso all’ ”uomo solo al comando”, di produrre eccessivi squilibri di rappresentanza e di condizionare addirittura i poteri del Presidente della Repubblica. Ma perché si sono raccolte le firme se il referendum è stato già chiesto da parlamentari e dal Governo? Le firme si raccolgono per vari motivi: 1) perché si coinvolgono i cittadini, informandoli e rendendoli consapevoli dei problemi di cui si sta discutendo; 2) perché è sempre bene entrare in gioco in modo attivo e non solo operando di rimessa, specialmente quando è in campo il Governo, che non dovrebbe occuparsi di riforme costituzionali, ma ha strumenti rilevanti per informare e convincere gli elettori; 3) perché raggiungendo il numero di firme necessarie e depositate in Cassazione, si acquisisce il diritto a spazi televisivi, radiofonici ed a rimborsi in caso di successo. Questo è importante per partecipare, a pieno titolo, alla fase decisiva della campagna referendaria ed anche per avere rimborsi delle spese sostenute e spesso volontariamente anticipate da cittadini volonterosi ai quali potrebbero essere restituite. Cosa accadrà se vincerà il NO? Sarà il caos?Trattandosi di riforma costituzionale, non succederà nulla. Tutto resterà come prima, sul piano costituzionale, essendosi però evitato uno stravolgimento del sistema costituzionale e restando ben aperta la possibilità di apportare quelle opportune modifiche, ritenute necessarie per correggere il cosiddetto “bicameralismo perfetto”. Quanto alle conseguenze politiche, ne ha parlato solo il Presidente del Consiglio. Noi siamo di diverso avviso e non lasciamo entrare la politica-partitica nella campagna referendaria. Escludiamo, in ogni caso, il caos; il Governo andrà avanti fino a che il Parlamento gli darà la fiducia. E questo non c’entra nulla con le riforme costituzionali. Quanto agli aspetti economici, è singolare il fatto che sia la Confindustria a prospettare il disastro economico. Ogni volta che i “poteri forti” si occupano della Costituzione c’è da preoccuparsi e da temere che si perseguano interessi particolari, anziché l’interesse pubblico. Ci sono altre misure, nella legge sulla riforma del Senato, che suscitano perplessità e/o contrarietà?Certamente: mentre si parla di partecipazione e della necessità di rafforzarla, si triplica il numero delle firme necessarie per i progetti di legge di iniziativa popolare; e non si fissano termini per la trattazione dei progetti in Parlamento, rinviando la questione ai regolamenti parlamentari. Anche per il referendum, si finisce – in sostanza – per aumentare il numero delle firme necessarie (portandole a 800.000); inoltre, si rinvia alle calende greche ogni provvedimento sulla tutela delle minoranze e lo “statuto delle opposizioni”, richiesto da tutti a gran voce. Ma almeno la durata delle due Camere è la stessa? No, perché quella della Camera resta prestabilita, mentre quella del Senato è legata alle vicende degli organi da cui provengono i Senatori (Regioni e Comuni). Legge elettoraleLa nuova legge elettorale ha recepito molte delle osservazioni pervenute da varie parti e fatte proprie dalla Corte Costituzionale; e dunque è ora necessaria ed utile. Non è così; la legge elettorale è stata oggetto di vari ripensamenti e poi costruita sul modello di un partito che vince le elezioni superando il 40% e ottenendo un premio di maggioranza che gli consente di raggiungere il 54%, cioè 340 deputati su 630. Così governa da solo, tanto più che non è più disturbato dal Senato, privato di reali poteri. Il cittadino può liberamente esprimersi e non più dipendere dalle scelte dei partiti? Non è vero: restano 100 capilista che vengono praticamente nominati dai partiti; in più, per essi c’è la possibilità di presentarsi in più circoscrizioni ed esercitare solo in seguito l’opzione, col risultato che sarà eletto, ancora una volta, chi è stato designato dal partito di provenienza. In più c’è anche il premio di maggioranza, che praticamente distorce la volontà popolare, mutando in modo consistente la composizione della Camera. Le preferenze ci sono (due) ma rappresentano la parte minore e secondaria, restando esclusi comunque i capilista. Essendo stato previsto il ballottaggio ed essendo escluse le coalizioni, vincerà comunque il migliore. Non è così: al ballottaggio, non essendo previsto un quorum, vince chi ha più voti e prende il premio di maggioranza anche se i voti sono stati assai pochi (è stato ipotizzato che potrebbe “conquistare” la Camera, con tutte le conseguenze già dette, il partito che ha ottenuto solo il 25 % dei voti. Davvero questo rappresenterebbe la volontà popolare?). La legge elettorale non è nella Costituzione e quindi non si tratta di una riforma costituzionale; perché dunque se ne parla nella campagna referendaria sulla Riforma del Senato? La ragione è semplice: è un problema di democrazia e di rappresentanza; se due leggi, contemporaneamente, tolgono spazi di rappresentanza ai cittadini, incidono sulla pienezza dell’esercizio della sovranità popolare, alterano il sistema di poteri e contropoteri deliberato dalla Costituzione, finiscono inesorabilmente per influenzarsi a vicenda e soprattutto per porre, unitariamente, un problema di democrazia, che entra sempre in gioco quando si incide sulla rappresentanza e sulla libera manifestazione della volontà dei cittadini, cui spetta per indicazione della Costituzione, la sovranità popolare. Ora si parla molto di modificare la legge elettorale. Lo dicono tutti, che è necessario, e sembra disponibile anche il partito di maggioranza. Dunque, non ha più senso insistere sugli aspetti negativi della attuale legge elettorale? Ancora una volta si dice il falso. Nessuna delle proposte di modifica in discussione riguarda i punti più delicati e negativi dell’attuale legge, come l’eccessivo premio di maggioranza e soprattutto la permanenza di troppi “nominati” dai partiti e non eletti dai cittadini.

E’ MORTO IL PARTIGIANO ANGELO CHIESA

Partito Comunista Italiano

chiesaAngelo Chiesa, partigiano combattente della 121ª brigata d’assalto Garibaldi «Walter Macrobi»,  per lunghi anni Presidente dell’ANPI Provinciale di Varese,  attualmente Presidente onorario, si è spento questa mattina.

La federazione di Varese del Partito Comunista Italiano porge le più sentite condoglianze all’ANPI provinciale e alla famiglia e abbruna le proprie bandiere.

I FUNERALI  si terranno domani 20 LUGLIO 2016
alle ore 15.30
presso la Sala del Commiato
del cimitero di Giubiano in Varese

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Si è costituito a Busto Arsizio il Comitato per il No al Referendum sulla Riforma della Costituzione.

Originally posted on Partito Comunista Italiano Federazione di Varese: Lo scopo del Comitato è quello di diffondere una corretta informazione sugli oltre 40 articoli modificati e sviluppare un ampio dibattito sulla Riforma della Costituzione voluta con forza dal Governo Renzi e approvata dal Parlamento a maggioranza assoluta. Non avendo quindi raggiunto la maggioranza prevista dall’art.138…

via Si è costituito a Busto Arsizio il Comitato per il No al Referendum sulla Riforma della Costituzione. — Quaccheri cristiani ecumenici per fare il bene

La Carta di Genova contro l’indebitamento dei popoli e del pianeta

30.07.2016 – Genova Rocco Artifoni
La Carta di Genova contro l’indebitamento dei popoli e del pianeta
(Foto di http://www.palazzoducale.genova.it)

“Negli ultimi anni, in conseguenza alla crisi economica e finanziaria internazionale il problema del debito pubblico si è manifestato con vigore anche nelle economie dei paesi sviluppati e, in particolar modo, in Europa. Di fonte ad una crisi del debito divenuta sempre più globale, sarebbe opportuno – in questi ultimi mesi dell’anno giubilare della Misericordia – riflettere nuovamente sull’opportunità di ridurre, se non addirittura condonare il debito a quei paesi che schiacciati da questo fardello non riescono a porre le basi per lo sviluppo umano delle persone, soprattutto delle nuove generazioni. Papa Francesco ci ricorda nella Misericordiae Vultus, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, come “il richiamo all’osservanza della legge non possa ostacolare l’attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone”. Sempre nel messaggio viene sottolineato come anche il Centro Africano per lo Sviluppo e gli studi di strategia dichiari che “il debito demolisce le scuole, gli ospedali e le cliniche e i suoi effetti sono non meno devastanti di quelli di una guerra”.

Questo forte messaggio, inviato dal cardinal Peter K. A. Turkson, presidente del “Pontificio Consiglio Giustizia e Pace” ai partecipanti al convegno “Dal G8 alla Laudato sì: il Giubileo del debito?” tenutosi a Genova il 19 luglio scorso, è uno dei passaggi più significativi della “Carta di Genova”, il documento conclusivo dell’incontro, sottoscritto da decine di persone impegnate sul problema del debito e dell’impoverimento dei popoli, tra i quali Francesco Gesualdi e padre Alex Zanotelli.

Questa Carta non consiste tanto in un’analisi, seppure nelle premesse si  faccia riferimento a quanto accaduto negli ultimi 15 anni, cioè “il progressivo indebitamento dei popoli e dell’intero pianeta”. Si tratta anzitutto di un impegno che i firmatari prendono pubblicamente per perseguire tre obiettivi:

a) promuovere un diverso modello sociale ed economico che metta al centro la piena dignità di ogni persona nel rispetto della vita del pianeta, nostra casa comune;

b) promuovere una campagna di sensibilizzazione sui temi del debito, della finanza e della ricchezza sociale, che sappia comunicare in forme semplici la complessità di questi temi;

c) avviare, in forma partecipativa e dal basso l’istituzione di una Commissione popolare d’indagine e di verità sul debito pubblico italiano, al fine di sapere se, e in quanta parte, tale debito è illegittimo.

Per raggiungere questi obiettivi viene ipotizzato un percorso di coinvolgimento e di sensibilizzazione che parta dalle realtà locali, che sia inclusivo verso le differenze sociali, culturali e religiose e che metta in rete le esperienze già avviate nei diversi territori.

Monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, già presidente di Pax Christi Italia, partecipando al convegno di Genova, ha ricordato che “la remissione del debito è parte fondante del Giubileo, come ci racconta la Bibbia: chi aveva dei debiti, contratti a causa di situazioni difficili, se li vedeva cancellare”.

Non va dimenticato che “sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione dei popoli” è  tra i “fini e principi” della Carta delle Nazioni Unite del 1945 e che questo obbligo prevale su ogni altro accordo internazionale (art. 103 Carta ONU).

Per approfondimenti e adesioni: http://www.zenzero.org/blog/?p=78

PeaceLink: “Dopo i decreti Salva-ILVA a Taranto dieci decessi al mese in più”

29.07.2016 Peacelink Telematica per la Pace
PeaceLink: “Dopo i decreti Salva-ILVA a Taranto dieci decessi al mese in più”
(Foto di tuttamialacittà.it)

Renzi in visita a Taranto non ha preso contatto con la città del dolore e della disperazione.
Non si è inchinato di fronte ai suoi drammi. Taranto sta morendo. Sempre di più.
Nel vero senso del termine.

Inviamo alla stampa un’anticipazione di una ricerca aggiornata al 2015 che PeaceLink sta compiendo per dimostrare che la situazione sanitaria è sempre più drammatica dopo i dieci decreti ILVA.
Il primo decreto ILVA è del dicembre 2012.

Fino al 2012 le autorità sanitarie hanno dimostrato l’esistenza di un costante e per certi aspetti aggravato stato di criticità per la salute della popolazione Tarantina.
Dopo il 2012 non vi sono dati epidemiologici perché le ricerche epidemiologiche hanno tempi lunghi.
Vi presentiamo pertanto un indicatore grezzo: la mortalità giorno per giorno.
Ecco i dati di media della mortalità giornaliera:

anno 2013 5,3 decessi al giorno a Taranto
anno 2014 5,55 decessi al giorno a Taranto
anno 2015 5,63 decessi al giorno a Taranto
dicembre 2015 6,84 decessi al giorno a Taranto

Questo significa che mediamente si passa da una media mensile di 159 decessi al mese del 2013 ad una media mensile di 169 decessi del 2015: dieci in più ogni mese.

159 media mensile dei decessi a Taranto
167 media mensile dei decessi a Taranto
169 media mensile dei decessi a Taranto

E questo dato non è imputabile solo all’invecchiamento della popolazione.

Prova ne è il fatto che nel dicembre 2015 vi è stato un picco di 212 morti. Ben 34 in più rispetto al dicembre 2014, quando a Taranto si registrarono 178 decessi.

Ricordiamo che nel mese di dicembre 2015 PeaceLink lanciò un allarme perché a Taranto erano previste tre settimane di vento dall’area industriale sulla città.
L’ARPA e ASL accolsero la proposta di PeaceLink di avvisare i cittadini durante i Wind Days (vento dall’area industriale) perché in quei giorni poteva aumentare la mortalità immediata (o dopo pochi giorni dall’esposizione alle polveri sottili, ossia il PM10).

Infatti aumenti di PM10 – lo hanno appurato importanti studi scientifici – possono provocare aumenti immediati della mortalità per ictus e infarti, che sono correlabili all’inquinamento. Ne è la riprova uno studio del Centro Salute e Ambiente sull’aumento di mortalità nel quartiere Tamburi durante i Wind Days, che recentemente abbiamo diffuso assieme alla dottoressa Annamaria Moschetti.

I dati più recenti che possiamo produrre sono qui: link

Nei prossimi giorni PeaceLink convocherà una conferenza stampa per illustrare ai giornalisti la ricerca che stiamo conducendo sui dati di mortalità a Taranto. Una ricerca con dati allarmanti che dovrebbero portare a istituire un registro di mortalità in tempo reale per monitorare una situazione drammatica su cui molti politici chiudono gli occhi.

Facciamo un appello al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: contiamo i morti di Taranto giorno dopo giorno. In real time. Monitoriamo la tragedia. Nessuno vuole farlo perché i decessi stanno aumentando, e questo contraddice l’ottimosmo del governo. Ma è nostro dovere farlo per un un dovere verso i cittadini di Taranto. Oggi il potere nasconde il dolore e la verità. Alle istituzioni spetta invece il compito di essere dalla parte dei cittadini.

 

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
cell. 3471463719

NB – tutti i dati si riferiscono a Taranto-città e sono tratti dagli archivi dell’anagrafe del Comune di Taranto

L’ Italicum all’esame della Consulta. Il punto — Coordinamento Democrazia Costituzionale

Articolo di Antonio Caputo Il 4 ottobre la Corte costituzionale e’ chiamata a decidere sulla legittimita’ costituzionale dell’italicum a seguito di ordinanze emesse dal Tribunale di Messina e di Torino . Un appuntamento molto importante che precede il referendum costituzionale. Sullo sfondo delle due ordinanze di Torino e Messina, che colpiscono al cuore il meccanismo […]

via L’ Italicum all’esame della Consulta. Il punto — Coordinamento Democrazia Costituzionale

Contro il concordato col terzo Reich

In breve sul socialismo religioso

Oltre le dichiarazioni di singoli socialisti religiosi, il movimento ha anche preso posizione collettivamente. Questo avveniva con i suoi programmi, manifesti, soprattutto in riferiemtno ad avvenimenti politici, e con le risoluzioni che vennero regolarmente approvate nei diversi congressi.

I congressi ebbero luogo:

  • 1919 raduno di Tambach
  • 1924 raduno di Meerburg
  • 1926 II congresso dei socialisti religiosi a Meerburg
  • 1928 IV congresso dei socialisti religiosi a Mannheim
  • V congresso dei socialisti religiosi a Stoccarda
  • 1931 conferenza religioso-sociale a Caub
  • 1932 conferenza religioso-sociale a Bad Boll

 

I congressi della federazione internazionale ebbero luogo:

  • 1910 a Besançon
  • 1924 a Barchem
  • 1928 a Le Locle
  • 1931 a Lievin
  • 1938 a Eptingen

Documentazione storica

 

APPELLO DELLA FEDERAZIONE DEI SOCIALISTI RELIGIOSI DI GERMANIA CONTRO UN CONCORDATO CON IL REICH

Le notizie e le voci sulla prevista conclusione di un concordato tra chiese cristiane e il Reich retto dal blocco dei possidenti borghesi si moltiplicano e non accennano a venir meno-. I socialisti religiosi hanno perciò tutti i motivi per dichiarare già da ora chiaramente che essi si impegnarono nella lotta contro la conclusione di un tale concordato.

I socialisti religiosi sono dell’opinione che le chiese debbono essere staccate dallo stato, che le chiese non possono assolutamente apparire come potenze che concludono concordati per assicurarsi vantaggi esterni e possibilità d’influsso.

Tutti i diritti delle chiese nei confronti dello stato basati su questi concordati e tutte le sicurezze della vita ecclesiastica ottenute in questa maniera non procureranno nuova vita e nuovo spirito alla mancanza di forza interna della chiesa.

La necessità delle chiese, e l’importanza delle forze religiose-morali non vengono messe in chiaro delle sicurezze giuridiche nei confronti dello stato, ma il fatto che le chiese proveranno a tutti la loro indispensabilità con il loro annunzio e le loro azioni. Le chiese di Gesù Cristo devono evitare anche la sola impressione di essere interessate alla potenza e all’influsso mondano. Deve essere scopo della chiesa, edificata sul vangelo dell’aiuto ministeriale, divenire una comunità di sofferenti e umiliati che combatte la lotta delle masse oppresse ed essere loro consolazione ed aiuto in tutte le necessità.

Quanto più insignificanti sono le chiese esternamente, tanto più esse sarebbero perseguitate ed oppresse dai potenti dell’attuale stato classista, tanto più esse avrebbero significato, tanto più starebbe sotto la croce di Cristo e tanto più si avvicinerebbe al loro compito di annunciare la parola e la volontà di Dio senza badare se piaccia o no agli attuali detentori del potere.

(Sonntagsblatts des arbeitenden Volkers, 1927, p. 39).

Siria: catastrofe umanitaria incombe su Aleppo, non basta la promessa di vie d’uscita sicure

28.07.2016 Amnesty International
Siria: catastrofe umanitaria incombe su Aleppo, non basta la promessa di vie d’uscita sicure
(Foto di rapportoannuale.amnesty.it)

L’annuncio del ministro della Difesa russo sull’istituzione di vie di fuga protette da Aleppo per i civili e i combattenti che deporranno le armi e di centri di fornitura di cibo e cure mediche all’esterno della città non potrà evitare, secondo Amnesty International, una catastrofe umanitaria.

Ciò che risulta urgentemente necessario per alleviare la sofferenza di migliaia di abitanti di Aleppo, cui restano cibo e altri generi di prima necessità per al massimo altre due settimane, è il passaggio non ostacolato di aiuti umanitari.

Tuttavia, l’unica via d’accesso per gli aiuti, Castello Road, dal 7 luglio è sotto il tiro dell’artiglieria siriana e dei cecchini e attualmente sotto il completo controllo delle forze del governo di Damasco e dell’Amministrazione autonoma guidata dal partito curdo siriano Partiya Yekîtiya Demokrat (Pyd). Di recente, due camion che portavano aiuti a 400 famiglie sono stati attaccati e distrutti.

“Da anni il governo siriano blocca l’ingresso degli aiuti nelle aree assediate, le sottopone quotidianamente a bombardamenti e usa la fame come arma di guerra, procurando volutamente indicibili sofferenze ai civili che vivono nelle zone controllate dall’opposizione. Le vie d’uscita sicure per i civili che vogliono lasciare Aleppo non possono rappresentare un sostituto per l’ingresso degli aiuti umanitari”  – ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Inoltre, le persone che si trovano nelle aree sotto assedio e/o in quelle controllate dall’opposizione potrebbero dubitare della sincerità dell’impegno del governo siriano e della Russia, responsabile di attacchi aerei illegali e di possibili crimini di guerra e mai disposta a esercitare la sua influenza sul governo di Damasco per chiedere la fine delle massicce violazioni dei diritti umani.

Secondo le Nazioni Unite, le scorte di cibo ad Aleppo sono destinate a esaurirsi a metà agosto. Tra le 200.000 e le 300.000 persone potrebbero trovarsi in piena crisi umanitaria.

Negli ultimi giorni gli attacchi dell’esercito siriano contro case, ospedali e strutture sanitarie ad Aleppo e nei dintorni si sono intensificati. Nel giro di 10 giorni, sette ospedali e strutture sanitarie sono stati attaccati. In città ne funzionano ancora soltanto tre. Tra il 10 e il 23 luglio, secondo la Rete siriana per i diritti umani, 99 abitanti di Aleppo (tra cui 25 bambini e 16 donne) sono stati uccisi dalle forze governative siriane

Approfondimento sulla situazione in Siria: http://www.amnesty.it/mena/siria

luglio ’53: la nascita della rivoluzione cubana

26 luglio 1953. Attacco al Moncada: alcune lezioni dalla nascita della Rivoluzione cubana di Arnold August Oggi, i progressisti di tutto il mondo potrebbero imparare molte lezioni dal 26 luglio, 1953, l’attacco al Moncada guidato da Fidel Castro. Nel 1953, quando quasi tutte le forze progressiste e rivoluzionarie a Cuba non offrivano soluzione praticabile per opporsi […]

via luglio ’53: la nascita della rivoluzione cubana — Quaccheri cristiani ecumenici per fare il bene

Il diritto al gioco dei bambini

26.07.2016 Luca Cellini
Il diritto al gioco dei bambini
Bambini che giocano a Figline Valdarno

La cronaca di questa vicenda, risulta quasi surreale, i fatti risalgono a martedì 7 Luglio, durante le ore pomeridiane, un gruppo di bambini di età compresa tra i 9 e i 10 anni, gioca a palla presso i giardini comunali Gen. Dalla Chiesa del Comune di Figline Incisa Valdarno, da specificare che i bambini, giocavano in un’area defilata dei giardini, lontani da persone e cose.

Una segnalazione anonima, perviene alla Polizia Municipale, per richiedere il loro intervento, con la motivazione che i bambini arrecavano disturbo alla quiete pubblica.

La Polizia Municipale di Figline Incisa Valdarno, controvoglia, interviene per obbligo di servizio, presso i suddetti giardini pubblici. I bambini, senza nemmeno riceverne la richiesta da parte della Polizia Municipale, s’impauriscono alla vista, smettendo immediatamente di giocare a palla, raccogliendo le proprie cose e successivamente allontanandosi dai giardini.

A seguito della segnalazione di questo episodio, ne è nata un’interrogazione comunale, effettuata dai consiglieri di opposizione Simone Lombardi e Piero Caramello, destinata alla giunta PD di Figline Incisa Valdarno.

Fra le richieste dell’interrogazione, si chiedeva, se di fatto esistesse un divieto che impedisse ai bambini e ai ragazzi di poter giocare a palla nei giardini pubblici durante le ore diurne.

La risposta all’interrogazione comunale, non si è fatta attendere, la giunta, nella figura del Vice Sindaco Caterina Cardi, ha dichiarato quanto segue, citando un articolo del regolamento comunale:

L’articolo 21, “Esecuzione di giochi in luogo pubblico”, prevede: “Sul suolo e sull’area pubblica o di pubblico uso non è consentito eseguire giochi di qualsiasi tipo con espresso divieto di recare pericolo a cose o persone. La Polizia Municipale può intervenire e impartire prescrizioni nell’interesse della sicurezza dei partecipanti, della collettività e per la tutela delle cose pubbliche e private. E’ sempre consentito giocare negli spazi appositamente predisposti. 2 – I giochi organizzati da più persone, con l’utilizzo di strutture fisse o mobili, sono consentiti solo previa autorizzazione nella quale siano inserite le prescrizioni relative all’uso del suolo pubblico e ad ogni altro accorgimento ritenuto opportuno”.

Successivamente, ne nasce un’accesa polemica su un gruppo Facebook, “Sei di Figline se”  discussione che monta, alla quale segue un’ulteriore risposta del Vice Sindaco Caterina Cardi che tramite un articolo su di un giornale locale on-line, inizialmente nega che sia vietato giocare a palla su di un giardino pubblico, salvo subito dopo, ribadire che bisogna rifarsi all’articolo 21 del regolamento comunale che vieta, non solo il gioco della palla ma qualsiasi gioco che potenzialmente possa arrecare pericolo o danno a cose e persone, ribadendo infine che questo divieto citato dall’articolo, va rispettato, paventando anche la possibilità di controlli affinché venga attuato.

Nella risposta, s’invita inoltre al “buon senso” e ad andare a giocare al Matassino, presso l’area attrezzata, unico posto pubblico, destinato al gioco della palla, attualmente esistente, su un territorio comunale di oltre 97 Km quadrati e di 23.500 abitanti.

La vicenda si commenta da se, parlare di “buon senso” risulterebbe persino comico, se tutto non fosse maledettamente vero, e preso dalla giunta con tale serietà che rasenta l’imposizione di “un editto bulgaro”.

La conferma a oltranza della giunta che è vietato giocare in luoghi pubblici, previa autorizzazione, perché arrecherebbe disturbo, in quanto attività, potenzialmente pericolosa e dannosa per cose e persone, purtroppo ha ben poco di comico, bensì è molto avvilente, e lascia un’enorme senso di amaro.
Di fatto, la giunta comunale, invece di dare la ragionevole disponibilità a mettersi intorno a un tavolo e discutere insieme alla popolazione, come modificare questo articolo del regolamento comunale, di modo tale da garantire il diritto al gioco da parte dei bambini, sulle proprie aree pubbliche, si arrocca invece in una posizione indifendibile, conferma, giustifica e difende un principio che impedisce il diritto al gioco dei minori, avendo anche la pretesa di scavalcare quanto garantito dai diritti fondamentali dell’uomo, che riconosce nel diritto al gioco da parte dei bambini un inalienabile diritto da tutelare in tutti i modi.

Con questa risposta, la giunta comunale, di Figline Incisa di fatto ha anche la pretesa d’imporre a dei bambini di 9-10 anni, residenti presso l’area dei giardini in questione, di dover fare chilometri, attraversare una città, una strada e un ponte trafficatissimi, perché sia rispettato il loro diritto al gioco, suggerendogli di auto-rinchiudersi come “animaletti in un recinto”, all’interno dell’area giochi, in zona Matassino, unica destinata attualmente su tutto il vasto territorio comunale.

E’ aberrante, infine, ribadire il rispetto dell’articolo di questo regolamento che sembra nato dal ventennio fascista e alzare ulteriormente il tiro della contesa, parlando adesso addirittura, di presidiare e controllare le aree pubbliche comunali, affinché tale regolamento venga rispettato.
Chi è nato dagli anni 80 in giù, sa benissimo che da bambini, a nessuno di noi è mai stato vietato di giocare in uno spazio pubblico, nessuno si è mai sognato di dire che giocare arreca disturbo e potenzialmente è pericoloso o dannoso a cose e persone.
Guidare una macchina arreca molto più disturbo, ed è in se molto più pericoloso ma nessuno afferma che per questi motivi da oggi in poi non si può più guidare…
Fa paura, questa storia nata per caso, fa paura perché fa vedere a quale livello di intolleranza siamo arrivati, specie verso le nuove generazioni a cui viene rubato tutto, il diritto al lavoro, il diritto a una casa, il diritto alla dignità, il diritto ad aspirare alla felicità e adesso si mette pure in dubbio il diritto al gioco…. leggere fra i vari commenti usciti a seguito e purtroppo non è l’unico, affermazioni come “non solo le auto o le persone soffrono le pallonate, anche l’erba stessa e le giovani piantine ne hanno danno” la dice lunga sul livello a cui siamo arrivati….
Siamo diventati una società profondamente egoista, malata, quasi irrecuperabile ormai, con una classe dirigente e politica che a questo punto personalmente comincio a credete meritata, per le tante persone che hanno rinunciato ormai persino a ragionare oltre che a sognare., sempre protese a difendere il loro misero piccolo squallido orticello, sempre pronte a sostenere il proprio diritto acquisito a scapito degli altri.

Per fortuna c’è ancora chi lotta, c’è ancora chi crede, c’è ancora chi cerca di dare una risposta differente e fantasiosa, come quella che è nata dalla gente stessa di Figline Incisa Valdarno, con una proposta ironica e a modo suo anche commovente, dopo la polemica, e la surreale risposta della Giunta Comunale, viene lanciato un evento, per Sabato 30 Luglio 2016, alle ore 17,00; presso quegli stessi giardini comunali, Giardini Generale Dalla Chiesa, Figline Incisa Valdarno, dove s’invita la popolazione a venire a giocare, la s’invita a portare la propria fantasia per rimpallare il divieto.  In piccolo è una forma di Disobbedienza Civile Nonviolenta, una dignitosa e fantasiosa risposta di protesta a una risposta ceca, politicamente poco intelligente e sicuramente arrogante di una giunta comunale che dimostra ormai, di aver perso ogni contatto con la propria popolazione e che dall’alto della propria “torre bianca”, emette “editti” e non vorrebbe nemmeno più riconoscere, il diritto a giocare dei bambini su delle aree pubbliche destinate allo svago di tutti (bambini compresi) e che si nasconde dietro un articolo di un regolamento comunale completamente da rivedere che se fosse attuato come dice l’articolo 21 stesso “vietando ogni forma di gioco”, scavalcherebbe persino il diritto al gioco dei bambini che è bene ricordarlo di nuovo, rientra fra i diritti fondamentali dell’essere umano.

Questa vicenda, fa ritornare alla mente una vecchia ma sempre attuale frase “Una risata vi seppellirà” meglio ancora se questa risata, sarà quella dei bambini.