8) 26 aprile 1945: la resa dei tedeschi

ANGELO BORSETTA

Siccome la mitragliera, posta sopra i bunkers della costa di Prospiano, teneva sotto tiro il gruppo dei partigiani che erano entrati nello stabilimento e tutti i punti di vedetta, i partigiani avevano portato un mortaio per colpirla.”

OLGA BANFI

“Il 26 aprile siamo andati a prendere un mortaio da 45 mm. e l’abbiamo portato al Pignone da dove abbiamo sparato ai tedeschi sulla costa di Marnate, dove c’era una mitragliera.

Poi, scendendo la scaletta, siamo saliti a Prospiano e da lì abbiamo sparato sui fortini.

Finalmente si sono arresi.”

GIUSEPPE MENZAGHI

“C’era anche il Colombo Ugo, che abita dove c’era prima il cimitero di Olgiate, era un sergente maggiore e gli ho detto: “Senti un po’, io siccome a militare ho provato ad adoperare un mortaio da 81, andiamo a vedere alla Canazza di Legnano se ce n’è uno; se non c’è l’81 ci sarà il 45 perché l’unica arma, per far cadere quel fortino là, è un mortaio.

L’abbiamo preso alla Canazza e l’abbiamo piazzato al Pignone perché da lì si dominava tutto.

Dopo tre o quattro colpi… bandiera bianca… e via!

Questo è venuto il 26 aprile,”

GIOVANNI GALBERSANINI

“Io col mortaio sono sceso dalla scalinata del Pignone, sono salito per la scalinata di Prospiano, sono entrato nell’Oratorio e abbiamo sparato ai tedeschi.

Si sono arresi.”

ANGELO BORSETTA, AMBROGIO CASTIGLIONI

“Solo allora confluirono verso lo stabilimento anche i partigiani che erano appostati sulla costa di Prospiano e di Marnate.

I tedeschi erano trincerati nel Comando ma i partigiani erano nascosti dietro i serbatoi della nafta; quando furono vicini, sul retro non dalla parte della ferrovia, spararono e uccisero cinque tedeschi.

Questi furono poi sepolti nel cimitero di Olgiate e furono mandate in Germania le targhette di riconoscimento personale.

Questi morti vennero ritirati dai tedeschi alcuni anni dopo.”

AMBROGIO CASTIGLIONI

“Poi abbiamo portato a Prospiano il mortaio con il quale sparavamo sui rifugi dei tedeschi che si sono arresi.

Quindi siamo andati verso le vasche di nafta dove c’era il cancello da cui entravano i treni del Tognella.

Io ho preso un tedesco in cantina che mi voleva dare dei soldi per lasciarlo libero, invece l’ho portato in palestra e l’ho consegnato al comando.”

GIUSEPPE MENZAGHI

“Abbiamo preso i tedeschi, li abbiamo portati in palestra… qualcuno è stato ucciso durante l’assalto allo stabilimento: cinque, credo.

Noi ci siamo ritirati in palestra; dopo c’è stato qualcuno di Fagnano e di Busto che hanno occupato giù in basso…c’è stato un po’ di caos.”

ANGELO BORSETTA, AMBROGIO CASTIGLIONI, GIOVANNI GALBERSANINI

“I tedeschi avevano però minato i bunkers e alcune zone dello stabilimento collegando fra loro, con fili elettrici, le spolette degli ordigni.

Abbiamo allora interpellato la “Lombarda” perchè togliesse la corrente e abbiamo portato giù un gruppo di tedeschi che ha disinnescato tutto.”

OLGA BANFI

“In palestra io ero stato incaricata di tagliare i capelli alle donne che avevano collaborato con i tedeschi e con i fascisti, ma mi sono rifiutata.”

CARLO FERRARI

“Alcuni partigiani volevano portare via dal magazzeno materiale e generi alimentari ma il CNL di Olgiate: io, Borsetta, Macchi e Merelli dicemmo di no.

Prendemmo della roba e la portammo in paese per darla alla gente e ai soldati che tornavano a casa, che non avevano niente e che avevano fatto una vita da canaglia.”

GIOVANNI GALBERSANINI

“Dopo il 26 aprile noi, tutti i giorni, con un camion portavamo su la roba da distribuire a quelli di Olgiate; il luogo di consegna era la costruzione che hanno buttato giù adesso, accanto al Parco della Biblioteca, verso la Scuola Media.

Quelli che distribuivano però erano quelli che erano su in paese.”

ANGELO BORSETTA

“Noi abbiamo lottato per questa libertà, rischiando anche la vita; speriamo che adesso rimanga.”