I deportati olgiatesi

Tratto da “I deportati politici dell’Alto Milanese nei lager Nazisti – Busto Arsizio, Gallarate, Arluno – Castano Primo, Legnano, Magenta, Rho, Saronno” Edito da Mimesis di Luigi Marcon, Giancarlo Restelli, Alfonso Rezzonico

 

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Olgiate Olona

Grandini Cammillo

Nato il 7 agosto 1909 ad Olgiate Olona VA. Amministratore di immobili. Arrestato a Milano. Deportato a Fossoli il 27 aprile 1944. Deportato da Fossoli a Bolzano il 5 agosto 1944, giunge a Mathausen il 7 agosto 1944 (trasporto nr. 73). Primo numero di matricola 82378; classificato con la categoria Shutz (motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato funzionario. E’ trasferito a Gusen (Mathausen). Liberato a Gusen dall’armata americana il 5 maggio 1945.

Intervista di Dario Venegoni a Gianfranco Maris, 4/3/2005: “Gusen ci fu  un sabotaggio e tutti quelli del suo gruppo furono massacrati di botte”.

Guidi Mario

Nato il 5 gennaio 1926 a Olgiate Olona. Arrestato a Olgiate Olona dai fascisti il 1 ottobre 1944. Dopo un mese di carcere a San Vittore è deportato da Bolzano il 19 gennaio 1945. Giunge a Flossenbuerg il 23 gennaio 1945. Primo numero di matricola 43761: classificato con la categoria Pol (motivi politici). E’ trasferito a Altenhammer (Flossenbuerg) il 29 marzo 1945. E’ trasferito a Flossenbuerg il 29 marzo 1945. Liberato dagli americani il 7 maggio del ’45 durante una “marcia della morte”. Torna in Italia nel luglio 45.Si veda sezione testimonianze.

Mandelli Aquilino

Nato il 23 settembre 1908 a Milano. Schedato in CPC. Arrestato a Olgiate Olona. Giunge a Mathausen il 21 febbraio 1944. Primo numero di matricola 53418: classificato come categoria Schutz. Mestiere dichiarato meccanico. E’ trasferito a Schwechat-Florisdorf (Mathausen) . E’ trasferito a Gusen (Mathausen). Deceduto l’8 marzo 1945 a Mathausen.

Nava Ezio

Nato il 5 aprile 1912 a Olgiate Olona. Giunge a Dachau il 22 settembre 1943. Primo numero di matricola 55096; classificato con la categoria AZR (categoria asociali). Mestiere muratore. E’ trasferito a Buchenwald il 20 gennaio 1945, numero di matricola 131333. Qui viene classificato Pol. Liberato a Buchenwald all’armata americana.

 

la Filosofia della Libertà’ di Rudolf Steiner nel lager di Bolzano

un evangelico nel lager il 25 aprile 1945

 

Un evangelico nel lager di Bolzano

FERDINANDO VISCO GILARDI, durante la II Guerra Mondiale si trovava con la famiglia a Bolzano, dove si era trasferito nel 1940 per ragioni di lavoro, avendo dovuto chiudere l’attività di Libraio presso la sua LIBRERIA DI CULTURA GILARDI & NOTO, ritrovo e riferimento degli antifascisti italiani (e perciò presa di mira dall’OVRA e da Mussolini), a seguito della demolizione del palazzo dell’Hotel Metropolitan, in piazza Duomo ang. p. Reale, ove aveva sede. Al posto di quel palazzo e di altri limitrofi è stato costruito l’arengario, sede dell’Ente turismo, e il complesso in stile fascista di piazza Diaz.

A Bolzano FVG, in collegamento con il CLN per l’Alta Italia, aveva organizzato l’assistenza ed il soccorso ai detenuti nel Campo di Concentramento locale, i contatti con le famiglie e la messa a punto, ove possibile, dei piani di fuga dal Campo stesso e dai convogli diretti in Germania, nonché l’assistenza e l’accompagnamento oltre le linee dei fuggitivi, ecc. ecc. Nel ‘gioco di chi è dentro va fuori e chi è fuori va dentro’ è capitato anche a lui di andare dentro, non solo camuffato da idraulico di un’impresa chiamata per certi lavori di manutenzione onde poter rilevare la pianta interna del Campo, ma anche da detenuto: è stato arrestato infatti nel suo luogo di lavoro il 19 dicembre 1944, :

Tra i primi libri che si fece portare in carcere (quando ciò fu possibile dopo 72 giorni di isolamento), oltre che a dare – da lì – istruzioni per gli acquisti di novità per la sua Biblioteca, fu una sua Bibbia (NT e Salmi) tascabile, ‘la Filosofia della Libertà’ di Rudolf Steiner, ‘la Logica’ di Benedetto Croce, Goethe, Dante e altro ancora. Fu sempre attento all’evoluzione della situazione socio politica italiana e internazionale.

Rischiando la morte ed in attesa dell’esecuzione (una prima rinviata, l’altra prevista prima dell’abbandono del Campo dai tedeschi in ritirata), comunque fiducioso, non avendo beni terreni di cui disporre, scrisse – ‘dalla cella 28 del Campo di concentramento di Bolzano, il 13 gennaio 1945’ – un Testamento spirituale alla moglie e ai figli, che pervenne loro tramite i canali clandestini di comunicazione.

La Liberazione a Bolzano arrivò ai primi di maggio 1945 (dopo il 25 aprile!).

Egli, apertisi i cancelli del carcere, non si ‘ubriacò’ della ritrovata Libertà sua e degli altri, ma rimase nella sua cella ancora a lungo in meditazione e preghiera, e poi si recò negli uffici del PD-Lager a prelevare della documentazione che lo interessava, cominciando subito a ritessere le fila del ‘dopo’. Solopiù tardi uscì, tranquillamente, quando quasi tutti erano già corsi via in diverse direzioni, mentre la Moglie – quasi angosciata per il ritardo – lo attendeva in ansia al reticolato di ingresso.

Guardando al ‘d%opo’, fece subito parte – indicato dal CLNAI – del Governo Provvisorio della Provincia di Bolzano con l’incarico di Vice-Prefetto (carica che tenne per un biennio, fino al voltafaccia di De Gasperi al Governo di unità nazionale), affrontando da subito – con la sensibilità propria – i delicati problemi dell’integrazione multietnica (tedesca, ladina e italiana) in quella particolare e bella Regione.

Tornò a Milano, per lavoro, dopo qualche anno (1952), trasferendo la famiglia solo nel 1954. Riprese a frequentare la Chiesa Metodista di via Cesare Correnti e poi di via Porro Lambertenghi.

Ecumenici per gentile concessione dei figli di Francesco Visco Gilardi –

CNL Cultura 2009

Ancora su Orrù

Nel libro “Quei ventenni del ’43” di Paolo Pozzi (Ed. Macchione) si legge:

“Cosimo Orrù: sardo, nato nel 1910

Si laurea in giurisprudenza, esercita a Bergamo e arriva a Busto Arsizio nel 1934. Si iscrive al Partito d’Azione dopo l’8 settembre.

Il fratello è medico nel rione S. Michele ed è detto il “medico dei partigiani”.

Nel Tribunale di Busto il giudice è conosciuto come antifascista viene perseguitato e in una nota della Questura si legge “addì 21/06/1944 il giudice Orrù non è in ufficio perché a disposizione della SS. Germania”.

Viene cioè arrestato e mandato a San Vittore da dove verrà portato in Germania nel campo di concentramento di Flossenbuerg.

L’autore aggiunge ancora a pag. 119: “Amelia Castiglioni, una giovane impiegata presso il Cotonificio Bustese di Olgiate Olona, effettivamente legata a Cosimo, riuscirà più tardi a ricostruire i suoi spostamenti ed a seguirli fino a Bolzano. Da lì perderà ogni traccia.”.

Amelia Castiglioni nelle votazioni del 1946, a Olgiate Olona, sarà eletta nella lista del P.C.I.

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“Il 26 luglio del 1943 la città è in fermento, soprattutto le fabbriche. Cortei di operai si dirigono verso il Comune, la Casa del fascio e il Tribunale. Un consistente gruppo di lavoratori occupa la piazza antistante Palazzo Cicogna; ad una delegazione è consentito di entrare. A ricevere gli operai, anche un giudice di fede antifascista, Cosimo Orrù.”

Da un manifesto ANPI di Busto Arsizio

 

 

Guidi Mario

 

Foto 7: “Arrestato dal comando tedesco in Olgiate Olona il giorno 1-10-1944.
Trattenuto con mio padre per tre giorni in magazzino, dopo vari interrogatori fui trasferito nel carcere di Varese da solo.
Vi rimasi per circa 5 o 6 giorni.
Trasferito a Como vi rimasi circa 15 giorni.
Da Como al carcere di San Vittore a Milano, rimasi circa un mese.
Da Milano a Bolzano, da Bolzano in Germania (campo )
Venni liberato durante la marcia d’eliminazione dagli Americani il 7 maggio 1945.
Rientrato in Italia nel luglio 1945.
Guidi
Mario.

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8 settembre 1943: militari allo sbando – MARIO GUIDI (DEPORTATO)

 8 settembre 1943: militari allo sbando

MARIO GUIDI (DEPORTATO)
“Io sono stato richiamato nel maggio del ’44 con un bando che era stato esposto sui muri fascisti, ma non mi sono presentato; sono scappato in Brianza in attesa di andare in montagna.
Però mi hanno poi preso ad Olgiate il primo novembre dello stesso anno insieme col Lisetto Casanova e sono stato portato in Germania a Flossemburg.
Mi hanno poi liberato gli americani ai primi di aprile del 1945, mentre mi stavano portando alla eliminazione. E’ stato un miracolo.”

“Mi ricordo che una sera tornavo da Castellanza quando sono stato fermato da una pattuglia di fascisti e di tedeschi; con me c’erano anche il Lisetto Casanova e il Nino Banfi con altri giovani.
Eravamo nella zona della Garantola ed allora io, approfittando di un attimo di distrazione della pattuglia, sono scappato saltando delle siepi e sono tornato a casa.”

“Quando poi mi presero mi portarono col Lisetto, al carcere di S. Vittore.
Siamo anche stati fortunati perché ci siamo dichiarati capaci di fare diversi lavori: io infatti facevo l’inserviente alla mensa delle guardie.
In questo modo potevamo procurarci da mangiare anche per gli altri compagni di cella.
Noi ci tenevamo buone le guardie perché davamo anche a loro della roba da portare a casa alla famiglia per mangiare e quindi chiudevano un occhio.
Così potevano aiutare anche i detenuti politici del sesto raggio perché alla sera, quando rientravamo nella cella, facevamo scivolare nelle loro celle, che erano ad un livello più basso del cortile, delle bottiglie di latte, mentre le guardie facevano finta di non vederci.
Dopo che sono tornato dalla deportazione in Germania mi è stato dato un indennizzo da parte del Governo tedesco.
Questo avvenne nel 1963.”

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