La vita difficile di tutti i giorni – GIUSEPPE BIANCHI (PEPIN, MUGNAIO)

La vita difficile di tutti i giorni

 

GIUSEPPE BIANCHI

“…Era un momento di tessere e guai se si macinava senza la scheda della macinatura. E la gente non tutti l’avevano e io rischiavo a macinare lostesso.

Veniva la finanza di Varese, l’Ispettorato, veniva a controllare, bloccavamo tutto e dicevano: “Datemi subito le tessere”; volevano il registro delle tessere e io rispondevo. “Io non ho da fermarsi, io devo macinare… e guardi che se cambia bandiera! ….per voi non so cosa ci sarà”. E quello “Ehi, guarda come fai a parlare”. E io: “Bisogna macinare anche senza la tessera, hanno diritto a mangiare tutti”.

“Quelle persone che avevano la tessera pagavano Lire 100 al quintale mentre quelli senza tessera, per esempio se una persona portava Kg. 10 di granoturco da far macinare, veniva tolto Kg. 1 di farina.

Ai partigiani durante la guerra non veniva fatto pagare nulla.”

“Qui vicino c’era il magazzino dei tedeschi e i partigiani venivano alle due, alle tre di notte; c’erano i rifugi e i partigiani erano nei campi, loro avevano fame, avevano bisogno anche loro della farina per fare della polenta… venivano qui e bisognava fare presto. E noi fuori il granoturco che portavano e dentro la farina, senza chiedere niente in cambio; e loro via perché qui c’era pericolo.

E non mi facevo pagare, io ce lo facevo da regalo.

E quando c’è stata la liberazione erano contenti che avevano cacciato i tedeschi e sono venuti qui e uno diceva: “Questo l’è il mugnaio …questo ha guadagnato , ha rubato durante la resistenza…è uno da epurare”.

Da parte però c’era proprio uno che veniva di notte a cambiare il grano con la farina e allora ha detto “Ohelà, altolà; questo è un mugnaio non da epurare ma da ammirare”.