Relazione di “Tullio”, capo partigiano

Questa testimonianza è un po’ il sunto di quanto gli altri intervistati hanno detto, si tratta della cronaca di quegli anni scritta da un capo partigiano operante in questa zona.

Tullio: (nome di battaglia)

“Ecco come si combatteva per una Nazione nuova.

Scappammo a casa dal servizio militare l’8 settembre 1943, per tornare con la nostra famiglia.

Io avevo 22 anni e la mia abitazione, in quei momenti, ero a Solbiate Olona proprio nella vicinanza della Caserma Ugo Mara, che in quei giorni fu occupata dai tedeschi.

Visto le possibilità di essere vicino ad un deposito d’armi e di munizioni, cercai subito di mettermi in contatto con degli sbandati di Solbiate, Fagnano e Gorla Maggiore.

Per i primi giorni lavorammo in segreto fra sbandati, poi allargammo i contatti anche con altri paesi della Valle.

Io e amici ci siamo dati da fare per promuovere un movimento contrario a quello dominante.

Si cominciò subito facendo sabotaggi e disarmando tedeschi e Brigate Nere dato che in quei giorni Mussolini aveva creato la Repubblica di Salò.

Cominciò subito la vita difficile per noi del piccolo nucleo e dei nuovi arrivati. Si viveva nella più assoluta clandestinità e dividemmo la Valle Olona in diversi nuclei diretti da un comandante.

Il coordinamento era a Busto Arsizio, i contatti anche tra noi erano sporadici; usavamo nomi di battaglia e spesso non ci conoscevamo nemmeno fra noi.

Per vivere dovevamo darci da fare in qualche modo; la popolazione capiva la nostra condizione e ci mostrava molta simpatia e molta comprensione, aiutandoci a convivere e con notizie a nostro favore.

Io che abitavo dirimpetto alla Caserma Ugo Mara, occupata dai tedeschi, mi feci amico di un gruppo di questi che erano stanchi e demotivati dalla guerra e che erano disposti a rifornirci di armi e di munizioni.

La cosa andò avanti per un certo periodo di tempo e per noi ci fu la possibilità di armare tutti i nostri partigiani dell’organizzazione.

Fu più facile allora fare sabotaggi alle ferrovie, dove transitavano i treni-merci che esortavano macchinari tolti alle nostre industrie per portarle in Germania.

Attaccammo anche depositi di munizioni in mano ai fascisti.

Qualche tempo dopo il Comando tedesco seppe che io e alcuni amici avevamo contatto coi militari tedeschi.

Fui subito ricercato e i tedeschi che collaboravano furono arrestati e fatti sparire; di loro non si è saputo più nulla.

Io, da quel momento, vissi allo sbando; un giorno in una capanna, il giorno dopo in un fienile e certe volte in casa  di amici mentre cercavo sempre nuove amicizie per ingrossare le nostre file e per rendere più vicino il giorno della liberazione.

I tedeschi e i fascisti riuscivano a catturare diversi partigiani che furono torturati e poi fucilati; qualcuno , più fortunato, fu portato in campo di sterminio, come Mathausen; però più nessuno è ritornato.

La sorte per me fu diversa; non riuscendo ad arrestarmi misero sulla mia testa una forte taglia e mi condannarono a morte in contumacia.

Per un certo temo trovai rifugio in una tomba vuota accanto alla cinta del cimitero degli Tzechi – sulachi. Lì mi rifugiavo sia di giorno che di notte quando il pericolo era maggiore.

Mi portava qualche volta da mangiare l’Ambrogio Castiglioni di Olgiate.

E per di più si sfogarono contro la mia famiglia, prendendo in ostaggio mio fratello di 16 anni e una mia sorella di 18 che furono portati in cella di isolamento a San Vittore.

Visto che la mia presenza in tutta la Valle era pericolosa per la mia famiglia e per tutta l’organizzazione, andai in montagna.

La Valle Olona dunque è stata una zona che ha vissuto in pieno la lotta di Resistenza; non a caso Busto Arsizio, oltre ai piccoli paesi della Valle, furono tra i primi ad essere liberati dopo vent’anni di dittatura fascista.”